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AVVISO: Vi informiamo che la proiezione del film "I Compagni" di Mario Monicelli prevista per giovedi 14 luglio è stata rimandata a mercoledì prossimo 20 luglio.
Una stagione dedicata alle canzoni di protesta non poteva che chiudersi con una rassegna sul Cinema Italiano di impegno civile. Abbiamo scelto 7 film di Italiani di protesta da rivedere, analizzare e discutere con voi.
Esiste un Cinema Italiano di impegno, un cinema politico che ha avuto i suoi anni migliori negli anni sessanta e settanta. Ciò nonostante non mancano i registi Italiani che hanno continuato questa gloriosa tradizione, inaugurata probabilmente da Francesco Rosi ed Elio Petri.
I primi tre film riguardano tre momenti cardine della storia recente del nostro paese. Non solo tre eventi drammatici ma probabilmente tre eventi in grado di indirizzare le sorti di una nazione.
Gli altri film scelti sono decisamente dei classici del genere. Film memorabili che hanno segnato la strada a tante altre pellicole. Film che non vediamo da molto tempo o che non abbiamo mai visto.
Perchè anche il cinema come la musica ha fatto spesso sentire la sua voce, ed ha lasciato un segno, uno sguardo artistico e profondo sulle grandi questioni politiche Italiane.
7 film italiani di protesta
Venerdì 3 Giugno ore 21
Salvatore Giuliano di Francesco Rosi (1962)
Giovedì 9 Giugno ore
Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana (2012)
Giovedì 16 Giugno ore 21
Buongiorno notte di Marco Bellocchio (2003)
Giovedì 23 Giugno ore 21
Il conformista di Bernardo Bertolucci (1970)
Giovedì 30 Giugno ore 21
A ciascuno il suo di Elio Petri (1967)
Giovedì 7 Luglio ore 22
Amore Tossico di Claudio Caligari (1983)
Mercoledì 20 Luglio ore 22
I compagni di Mario Monicelli (1963)
Fonti e libri
Al Cinema nel Sessantotto di Gianpaolo Fissore
Cinema Impegnato, Cinema Politico da Cinema del Silenzio
Il mito della caverna nel Cinema
L'uomo scambia per realtà quella che ne è soltanto una proiezione. L'idea della liberazione dell'uomo dalle catene della sua esperienza limitata ed il raggiungimento della pura conoscenza della realtà è comune a molte culture; anche le scoperte e le invenzioni che rendono tale il mondo moderno possono essere viste come risultato del tentativo dell'uomo di superare i propri limiti per raggiungere ciò che è oltre la conoscenza del momento. La letteratura, la scultura, il cinema ed in generale tutte le arti sono ricche di storie di uomini che, sfidando l'ostilità dei contemporanei, si sono "liberati dalle catene" dell'opinione arrivando a conoscere la verità e sono poi tornati a riferirla, non sempre guadagnando rispetto ed ammirazione, agli ex compagni di prigionia. Inoltre, nel Novecento il mito della caverna è divenuta una metafora che simboleggia quanto i mass media influenzino e dominino l'opinione pubblica, interponendosi tra l'individuo e la notizia, manipolando quest'ultima secondo necessità.
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Nel film Il conformista di Bernardo Bertolucci, ambientato durante il Ventennio, un vecchio professore si serve del mito della caverna per illustrare la condizione di accecamento morale e politico prodotta dal fascismo.
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Nel film The Island, un popolo di cloni è tenuto prigioniero sotto terra con proiettata una realtà olografica, uno di loro compierà un viaggio che lo porterà alla consapevolezza della sua condizione e lo spingerà a liberare gli altri
Giovedi 22 Maggio ore 21:00
il Cavern Club presenta
Thunderbolt and Lightfoot di Michael Cimino
con Clint Eastwood e Jeff Bridges
CINEMA E LAVORO
Nonostante il tema del lavoro sia stato spesso affrontato al cinema, paradossalmente sono, tutto sommato, pochi i film che veramente trattano “dal di dentro” questo tema. Poche volte, infatti, la cinepresa è entrata in una fabbrica o è salita a bordo di un peschereccio o scesa nelle viscere della terra a raccontare la faticosa vita dei minatori. Il più delle volte si è preferito raccontare storie di lavoro da fuori, riprendendo cioè i protagonisti non nell’atto di svolgere le proprie mansioni, ma in altri momenti della loro quotidianità svariate possono essere le motivazioni per spiegare questa mancanza. Sta di fatto che, quanto detto, è tanto più vero se si parla di determinati ambienti lavorativi come, ad esempio, quello della fabbrica.
L’immagine di questo luogo di lavoro, il più ricorrente al cinema sin dai suoi esordi in quel lontano 28 dicembre 1885, è quello dei cancelli esterni, dei suoi portoni che si aprono per lasciar fuoriuscire gli operai al termine di una giornata lavorativa, anziché farli vedere entrare per l’inizio del loro turno di lavoro.
Ad affermare che il cinema non rappresenta in maniera appropriata, come dovrebbe, il lavoro e tutti i suoi aspetti, sono sia esperti della materia lavoro, come sindacalisti o sociologi, sia studiosi e critici cinematografici. Inoltre, la scarsa attenzione che il cinema riserva al lavoro è testimoniata anche in campo editoriale, dallo scarso numero di monografie sull’argomento.
Due Interviste a Michael Cimino
Intervista a Michael Cimino di Zonta (L'Unità) 2003:
Michael Cimino è un uomo che ha passato la linea d'ombra, che ha sposato il cuore di tenebra. Per sopravvivere all'esclusione del grande giro delle major holliwoodiane (necessarie per realizzare i suoi film ambiziosi) ha inventato un dominio tutto suo attraverso cui parlare e regalare visioni del mondo. Quello che prima faceva con Il cacciatore, I cancelli del cielo e Verso il sole, ora lo fa attraverso i romanzi. I libri sono la sua arte o mestiere, i suoi nuovi sudditi e figli. Andare a Bologna per intervistare Cimino è come incontrare il colonnello Kurtz di Apocalypse Now: un escluso, un proscritto, un sopravvissuto, un reduce cui rivolgersi per sentire cosa pensa della vita, la sua, e del mondo, del cinema e della politica.
E come un degno Kurtz le sue risposte sono ingranaggi psicologici da aprire e decodificare. Una partita a scacchi dove aspettarsi la vera risposta solo due mosse dopo. Dice, in sostanza, che l'accanimento contro di lui fa parte del gioco, ma quando elogia (come fa nell'intervista) Polanski in verità incita se stesso e la sua tenacia.